Gli amori clandestini della borghesia romana in ‘Gli amanti’ di Matilde Serao

Veriste. Così potremmo definire le storie di amore raccontante da Matilde Serao in ‘Gli amanti’.

La raccolta di racconti della scrittrice e fondatrice de Il Corriere di Roma, si presenta come la più avvincente e realistica narrazione di amori clandestini. La borghesia romana viene sviscerata in ogni sua possibile sfumatura.

Nei salotti culturali di cui era spesso ospite avrà avuto modo di ascoltare, scoprire o fantasticare degli stessi amori raccontanti in ‘Gli amanti’.

Nella ricorrenza della sua morte sembra giusto ricordarla per le enormi doti descrittive. Con poche, ma giuste parole Matilde Serao ha saputo delineare tutti i topos dei vizi umani. ‘Gli amanti’ narra di amori mai vissuti, invivibili o vinti. Non c’è quasi mai lieto fine a chi ama con tanto ardore e molto spesso la conclusione è quella propria della natura umana.

Il tradimento è uno dei caratteri della perfezione in amore. Sarà una verità crudele ma è cosi.

E a questi caratteri di perfezione che la Serao ambisce. Perfezione stilistica e contenutistica che raggiunge nel racconto finale il massimo della rappresentatività del “soffrire per amore”.

Per voi muoio, signora: morire per voi, significa morire per lui: voi siete lui. E le ultime torbide visioni di quest’ora terribile, queste visioni che mi fanno fremere di angoscia, di gelosia, di odio, mi mostrano sempre voi e lui, sempre insieme; e le schernitrici visioni mi dicono che morendo, io vi unisco più saldamente, che eravate amanti e che io vi rendo complici.

L’ULTIMA LETTERA (ANGELICA)

MATILDE SERAO: cenni alla biografia

Figura emblematica per la scrittura femminile italiana, Matilde Serao colleziona da giovanissima grandi primati. Nei primi anni degli ’80 dell’Ottocento è assunta al Capitan Fracassa come redattrice. Fonda ‘Il Mattino’ con la complicità del marito Scarfoglio e ‘Il Giorno’.

La sua carriera giornalistica intrapresa per vocazione è ciò che l’ha resa più famosa. In merito, lei stessa scriveva:

Giornale è tutta la storia di una società. E, come la vita istessa, di cui è la immagine, […] ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male […]. Il giornalista é l’apostolo del bene […] il giornale è la più nobile forma del pensiero umano […]. L’avvenire è del giornale.

Né l’attività giornalistica presso la redazione del «Corriere di Roma», fondato da Scarfoglio, né la nascita dei figli, Antonio, Carlo, Paolo e Michele, le impedirono di dedicarsi alla scrittura creativa. Tra le sue maggiori opere ricordiamo La conquista di Roma (1885), Il romanzo della fanciulla (1886), Vita e avventure di Riccardo Joanna (1887) che Benedetto Croce ha definito “il romanzo del giornalismo”.

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