“Ognuno si racconta la vita come gli fa comodo”
Il terzo della quadrilogia dell’Amica geniale è un bellissimo prosieguo della storia, in cui il contesto sociale non fa più da sfondo, ma diventa parte viva della storia: le lotte di classe, il femminismo e la condizione dei lavoratori sono solo alcuni dei temi che emergono da questo romanzo. Lila e Lenù non sono più delle bambine e devono scontrarsi con la dura realtà dell’Italia degli anni ‘60-‘70 densi di fermenti, mutazioni sociali e rivoluzioni private. E, sebbene attraversati dalla degenerazione dell’ideologia e dal terrorismo, furono prolifici di pensieri e di incontri che cambiarono il destino di un’intera generazione. Le donne scoprirono l’uso della libertà; le e gli omosessuali uscirono dai ghetti; l’arte, il teatro e la cultura divennero parte e motore del cambiamento. Furono anni di grandi battaglie sociali i Settanta, di grandi manifestazioni di piazza e di confronti “politici” che coinvolgevano la vita pubblica e privata.
Ma perché storia di chi fugge e chi resta?
Lila è chi resta a Napoli, schiava ormai di una vita piena di insoddisfazioni e che di rado le regala gioie, che spesso, emergono da una “geniale follia”.
Lenù è chi fugge, chi si approccia ad un mondo lontano e completamente diverso da quello in cui è nata.
Chi si afferma attraverso le sue passioni, la lettura e la scrittura e che finalmente si sentirà padrona della sua vita, adesso che lontana da Lila, non ne è più all’ombra.
Il modo in cui entrambe si ritrovano coinvolte in questa realtà complessa e troppo nuova rispetto al passato gioca un ruolo fondamentale nella loro amicizia. Si ha come la sensazione che il loro legame sia destinato a finire perché troppo distante e lontano per le diverse prospettive di vita. Ma è proprio qui un grande esempio di come l’amicizia, quella vera, sia indissolubile.
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